L’imperatore romano Claudio II era convinto che un uomo solo, senza famiglia e senza figli, fosse in grado di combattere meglio per la patria, perciò vietò il matrimonio. Valentino, invece, aiutava segretamente gli innamorati a infrangere il divieto dell’imperatore. Claudio, dal punto di vista del comandante militare, aveva probabilmente ragione: maggiori sono gli obblighi di un uomo verso la moglie e i figli, minori sono gli obblighi militari verso l’imperatore.
Oggi, per le ragazze non sposate, è la speranza di un matrimonio veloce, e per i giovani uomini non sposati, è la speranza di un sesso veloce. Per le donne «affermate», il 14 febbraio è un giorno di esibizione della grande manipolazione: «Amore? — Dimostralo». Non a caso San Valentino è il giorno dei regali, il momento preferito dai venditori. In questo giorno si vendono febbrilmente «valentine», fiori, caramelle e altre «prove» più pesanti del vero amore.
La festa ha un pronunciato effetto «psicoterapeutico»: in questo giorno le inibizioni vengono eliminate ed è possibile esprimere apertamente i propri sentimenti. Questo rende le persone felici e porta sollievo.
Confessare sinceramente l’amore a qualcun altro può essere fatto solo dopo aver confessato l’amore per… se stessi! Allora c’è la possibilità che questi sentimenti siano privi di manipolazione e commercializzazione.
* La storia di San Valentino risale agli annuali Lupercalia dell’antica Roma, una festa dell’erotismo in onore di Giunone Februata, la dea dell’amore febbrile, e del dio Fauno. La festa era una misura della lotta per un alto tasso di natalità. Quando erano ubriachi, i giovani uomini frustavano le donne che incontravano sul loro cammino. Le donne si mettevano volontariamente in pericolo, credendo che i colpi avrebbero dato loro fertilità e un parto facile. Questa festa popolare sopravvisse a lungo nella Roma cristiana, quando altre tradizioni pagane furono abolite.