I minatori sanno che non devono camminare su vecchi argini di scorie. Alcuni di essi iniziano a bruciare mentre si arrugginiscono e si sciolgono. Gli incendi sotterranei sono terribili per la loro indomabilità. I tentativi di estinguerlo nel modo consueto non danno alcun risultato, solo vapore. L’iniezione di acqua in pressione fa esplodere le discariche. E c’è solo un metodo, forse l’unico sicuro: aspettare che tutto sia bruciato. Questo fatto curioso è una buona metafora dell’aggressività umana. Si accumula impercettibilmente, si accende inaspettatamente e perde il suo terribile potere solo dopo aver bruciato l’ambiente circostante.
Siamo tutti aggressivi, solo in misura diversa. È la nostra natura, nessun rifiuto è accettato. Forse non ci si rende conto dell’origine della propria personalità, ma prima o poi bisogna affrontarla. E non solo noi… I ricercatori della Beihang University di Pechino hanno analizzato più di 70 milioni di messaggi postati da 200 mila utenti di uno dei social network. Tutti i testi sono stati suddivisi in quattro categorie: gioia, rabbia, tristezza, disgusto. È emerso che le persone amano postare notizie gioiose, ma i post colorati di rabbia si diffondono molto più attivamente. E questo non sembra sorprendente, vero?
Il fuoco di per sé non è malvagio. L’aggressività è una manifestazione di energia. Spesso è il risalto di emozioni represse, le schegge della paura, il dolore di desideri insoddisfatti ridotti a lucido, i brutti bordi taglienti di un’identità dimenticata. Non si tratta di un impulso selvaggio a lasciare che tutto vada sprecato, ma di un tentativo dell’io interiore di gridare. Che sia così, con la profanazione del ragionevole, ma sentiranno altrimenti? L’aggressività è la nostra disgrazia, ma è anche la nostra salvezza, il guardiano dei confini personali, la difesa dalla pressione, la liberazione e un nuovo inizio… quando brucia.