Gli scienziati americani hanno dimostrato che il cervello tiene conto dello status sociale dell’interlocutore.
Gli specialisti del National Institute of Mental Health di Bethesda (USA) hanno condotto uno studio durante il quale hanno scoperto che l’area del cervello responsabile della motivazione sociale si attiva maggiormente se una persona parla con persone che appartengono al suo stesso status sociale.
Nel corso dello studio, gli esperti, utilizzando il metodo della risonanza magnetica, hanno scoperto come il cervello umano reagisce alle informazioni sullo status socio-economico dell’interlocutore. All’inizio dell’esperimento, a ciascuno dei 23 volontari è stato chiesto di valutare il proprio status sociale su una scala di 10 punti (sono stati presi in considerazione tre parametri: livello di istruzione, carriera e reddito). La persona è stata poi inserita in una macchina per la risonanza magnetica e le sono state mostrate due foto di altrettanti volontari del gruppo, con l’indicazione del loro status sociale. Nessuno dei partecipanti si conosceva personalmente, il che ha escluso la possibilità che fattori esterni influenzassero l’opinione degli intervistati.
Gli scienziati hanno poi posto ai soggetti domande sulle persone ritratte nelle foto, come: «Chi di loro è stato licenziato da un lavoro più di una volta?», «Chi di loro si è laureato in un’università d’élite?», ecc. Durante le risposte, la persona nella macchina attivava un’area del cervello chiamata striato ventrale, una regione del cervello responsabile della motivazione sociale e del sistema di rinforzo. Gli scienziati sono rimasti estremamente sorpresi nel constatare che quest’area si eccitava maggiormente quando la persona stava discutendo con qualcuno che aveva il suo stesso status sociale.
Questi studi hanno confermato che è più facile stabilire un rapporto di fiducia con una persona del nostro stesso status sociale.
Il cervello valuta lo status sociale dell’interlocutore e forma il nostro comportamento in base ai dati ricevuti. In questo caso, dà la preferenza a chi è «uguale» a noi e nella «comunicazione interclasse» non cerca di investire.
Fonte: Scienza 21 secolo