Ancora esplosioni… Ancora vittime… Siete scoraggiati? Allarmati? Spaventati? Un «no» orgoglioso a queste domande non è un motivo di vanto, ma piuttosto il sintomo di un grave disagio mentale. Se siete inorriditi, indignati, preoccupati — siete una persona normale, sana, che reagisce adeguatamente agli eventi della realtà che vi circonda. È naturale, normale e giusto avere paura del terribile, essere perplessi per l’inspiegabile, soffrire nel dolore. È anormale comportarsi diversamente, rimanere imperturbabili e ottimisti quando persone come voi vengono uccise e mutilate a decine a due passi da casa vostra.
Subito dopo il successivo attacco terroristico, su tutti i canali di informazione si è sentito il coro degli psicologi: «Calma, calma! Non c’è bisogno di allarmarsi!». Ahimè, questo non aumenta la fiducia negli psicologi. Le loro esortazioni, infatti, non solo sono scarsamente fondate dal punto di vista psicologico, ma sono anche quasi impossibili da realizzare.
È difficile non concordare sul fatto che seminare terrore e ansia nella società sia l’obiettivo principale dei terroristi. Dopo tutto, «terrore» significa letteralmente «intimidazione». Ma l’obiettivo di qualsiasi terrore non è solo quello di suscitare certi sentimenti, ma di far sì che le masse di persone si comportino in un certo modo, cioè che cedano ai sentimenti spontanei a scapito della ragione e inizino a fare cose favorevoli ai terroristi e non a chiunque altro.
Il problema è che la persona media non è in grado di controllare i propri sentimenti ed è molto vulnerabile alle provocazioni e alle manipolazioni. Il consiglio di «darsi una calmata» è corretto nel senso che non bisogna assecondare le emozioni, ma non ha senso sopprimere i propri sentimenti naturali, che sono abbastanza adeguati alla situazione. Anche i personaggi non sono letteralmente impavidi. Fanno semplicemente ciò che gli altri, paralizzati dalla paura, non osano fare. Un importante modello psicologico è che l’influenza delle emozioni sul comportamento è reciproca: non solo i sentimenti generano azioni, ma anche le azioni causano sentimenti. E se una persona non ha il pieno controllo dei propri sentimenti, è possibile che, con uno sforzo volitivo, indirizzi le proprie azioni nella giusta direzione, attenuando così i sentimenti indesiderati e provocandone altri.
In psicoterapia esiste da tempo un metodo efficace per combattere ogni tipo di ansia e di paura. Si raccomanda a una persona, in un ambiente calmo e sicuro, di fare ciò che le provoca paura, gradualmente, passo dopo passo, fino a raggiungere questa abitudine. In questo caso, il supporto emotivo è molto importante (scientificamente parlando — rinforzo positivo). Al contrario, socializzare con persone che soffrono di panico e piagnistei è solo dannoso.
La ricetta più semplice ed efficace in questa situazione è quella di risolvere i propri compiti di vita, tenendo sobriamente conto delle condizioni prevalenti. Questa, tra l’altro, è la migliore risposta al terrore.