L’artista più misterioso (perché non tutti riescono a capire il suo lavoro) di Mosca Andrey Bartenev ha condiviso con la rivista Psychology for Every Day i suoi pensieri sull’intuizione e la creatività in occasione dell’inaugurazione del suo prossimo progetto espositivo.
PSICOLOGIA: Che significato attribuisce alle parole «creatività» e «intuizione», cosa significa per lei?
BARTENEV: A mio parere, non si possono assolutamente separare queste due parole. L’intuizione è la sostanza che porta una persona a creare. La creatività senza intuizione è come una nave senza mappa. Senza di essa, non si sa dove andare. E se la nave non si muove, prima o poi affonderà. Tutto nella creatività si basa sull’intuizione: la composizione, la luce, l’illusione, tutto.
P.: Può fare degli esempi di intuizioni improvvise?
B.: Ci sono le seconde ipotesi e le ipotesi dilatate nel tempo. Queste ultime sono molto difficili da realizzare. Per esempio, la prima parola di un’ipotesi di questo tipo si è verificata tre mesi fa, e solo un anno dopo si verifica la fine dell’ipotesi. Così è stato per il titolo del mio ultimo progetto espositivo «SUVENIRES N.L.O. OSLOKINO U.F.O.». L’anno scorso ero a Venezia per la Biennale e per l’occasione mi sono vestito con un costume dorato da Topolino. Camminavo per strada e i bambini mi puntavano il dito contro gridando: «Topolino! «Topolino!» Che in italiano significa «topo». Poi, a settembre, sono volato a Oslo, ho camminato per strada e all’improvviso ho visto il nome buffo di un cinema chiamato Oslokino. E ho pensato: quanto sono simili le parole «poplino» e «oslokino». A novembre, quando sono arrivato a Mosca, ho iniziato i preparativi per la nuova Biennale (la prima mostra internazionale di Mosca dedicata alla giovane arte), ed è stato allora che ho avuto immediatamente l’idea per il nome del progetto: «OSLOKINO U.F.O. SUVENIRES N.L.O.». Cioè, la parola «poplino» ha attirato la mia attenzione su «oslokino» e «oslokino» su U.F.O., e così è nato il nome. Questa è la premonizione e la conoscenza del tempo, che si è trasformata in un rebus di vita.
P.: È d’accordo sul fatto che il «dono di Dio», che è diventato un mestiere, si accompagna a cose prosaiche come i piani media? Dopo tutto, nessuno si aspetta più che i creativi abbiano un’idea brillante. Viene solo dato loro un piano per produrre quell’idea in tre giorni, a prescindere da tutto, e nessuno chiede loro come lo faranno.
B: Credo che il «dono di Dio» sia in grado di superare qualsiasi piano. Ma il piano stabilisce il ritmo e la velocità che è la misura della qualità della vita moderna. Tutti sono carichi di telefonini, tutti viviamo al ritmo di internet e delle televisioni multicanale. Ma il «dono di Dio» farà comunque breccia in tutto questo.
P.: Ha acquisito la tecnologia della creatività (o intuizione, illuminazione)?
B.: La tecnologia della creatività non è altro che una disciplina. Nella situazione odierna, bisogna individuare un campo ed essere disciplinati verso quel campo. Ascetismo, disciplina, autoeducazione. Mi sforzo di conformarmi a tutto questo.
P.: Come si stabilisce il contatto con il proprio io interiore?
B.: Solo con l’aiuto dell’amore. Misura tutto, trova le composizioni più inaspettate.
P.: Come riesce a raggiungere l’armonia in se stesso?
B.: È molto difficile. Bisogna affrontare battaglie e difficoltà incredibili per raggiungere l’armonia. E sono anche orientato dall’amore per la realtà che mi circonda.
P.: Se prendiamo decisioni solo sulla base della logica, considerando l’intuizione come qualcosa di non degno di attenzione, impoveriamo la nostra vita?
B.: Non si può dire che nell’intuizione non ci sia logica. Anche l’anti-logica è uno stato diverso della logica. E l’intuizione può essere una logica più complessa e più nascosta.
P.: Ha dubbi, esitazioni, prende decisioni facilmente?
B.: In alcuni momenti del life coaching si devono prendere molte decisioni. Quando si lavora con un cliente molto complesso, si devono prendere, per esempio, quaranta decisioni in un secondo. Ma per sopportare dieci minuti di discussione con questo cliente, si devono trovare quattrocento soluzioni.
P.: Questo si chiama «professionalità»?
B.: Si chiama «plasticismo moderno». La professionalità è un po’ diversa, una cosa ovvia, come pulirsi con l’asciugamano dopo la doccia. Ma non è la cosa più importante. È più importante avere un filo con il cielo. È in questo che bisogna eccellere. E la professionalità è una tecnica che si può costruire.
P.: Pensa che sia possibile sviluppare in se stessi delle capacità creative, per stimolarle?
B.: Non c’è bisogno di svilupparle, sono date a ciascuno da Dio. Bisogna solo dar loro la possibilità di uscire dalla propria anima, dal proprio cuore. E il miglior stimolante è l’amore!